L'etica massonica
Questa è resa
possibile dal progredire del cammino iniziatico dei singoli Liberi Muratori,
man mano che essi sviluppano la consapevolezza del loro compito, compito che si
rivela essere soprattutto una ricerca morale, ricerca di un nuovo rapporto in
cui collocare ciascuno il proprio sé rinnovato, nell'armonia con il resto
dell'Umanità, rappresentata simbolicamente in Loggia, dai suoi Fratelli e
Sorelle che con lui lavorano secondo la formula “per edificare Templi alla
virtù e scavare profonde e oscure prigioni al vizio".
Secondo le parole
pronunciate dal Maestro Venerabile: "La parola virtù, che secondo la sua
etimologia vuole dire forza, è la forza di fare il bene, assoluto compimento
del proprio dovere. Essa è virtù pubblica quando è dedicata alla Patria, allo
Stato, alla Società; essa è virtù privata quando si esercita senza sforzo, ma
con disinteresse, in favore degli individui. Essa è virtù domestica quando è
rivolta ai doveri familiari: la virtù in tutta l'estensione del termine non
arretra né davanti ai sacrifici, né davanti alla morte, quando si tratta di
compiere un dovere."
La ricerca morale è
quindi come un lavoro, un mestiere, un'arte e questo lavoro, che è nello stesso
tempo la vita morale stessa, è il mestiere simbolico del libero Muratore,
esercitato secondo una Tradizione antichissima, la Tradizione dell'Arte reale.
Così Giacomo Casanova sui misteri della massoneria: «Il mistero della
massoneria, di fatto, è per sua natura inviolabile. Il massone lo conosce solo
per intuizione, non per averlo appreso, in quanto lo scopre a forza di
frequentare la loggia, di osservare, di ragionare e dedurre. Quando lo ha
appreso, si guarda bene dal far parte della sua scoperta a chicchessia, fosse
pure il suo miglior amico massone, perché se costui non è stato capace di penetrare
da solo il segreto, non sarà nemmeno capace di profittarne se lo apprenderà da
altri. Il segreto rimarrà dunque sempre tale. Ciò che avviene nella loggia deve
rimaner segreto, ma chi è così indiscreto e poco scrupoloso da rivelarlo non
rivela l'essenziale. Del resto, come potrebbe farlo se non lo conosce? Se poi
lo conoscesse, non lo rivelerebbe. »
La massoneria è
spesso definita una società segreta ed è erroneamente considerata da molti il
vero prototipo di questo tipo di società; molti massoni sostengono che sarebbe
meglio descriverla come una "società con segreti" e il livello di
segretezza varia decisamente da zona a zona. Nelle nazioni anglofone, la
maggior parte dei massoni rende pubblica la propria affiliazione con la società
segreta, gli edifici massonici sono chiaramente segnati e gli orari delle
riunioni sono generalmente di dominio pubblico. In altre nazioni, dove la
massoneria è stata soppressa dal governo, la segretezza può essere molto più
praticata e perfino nel mondo anglofono i dettagli precisi dei rituali non sono
resi pubblici. I massoni hanno un sistema segreto di "metodi di
riconoscimento", come la stretta di mano segreta massonica, tramite la
quale possono riconoscersi tra loro "nel buio come nella luce";
tuttavia, i massoni riconoscono che questi segreti sono stati ampiamente resi
disponibili tramite letteratura sia massonica sia antimassonica, da secoli.
Molte sono le
giustificazioni addotte dai massoni sulla riservatezza che caratterizza la sua
vita interna dell'organizzazione. La principale di esse è che la massoneria è
un ordine iniziatico cui si accede passando attraverso diversi livelli
d’indagine e conoscenza delle questioni etiche e filosofiche, ossia si procede
tramite iniziazioni, le quali permettono il riconoscimento del livello
spirituale raggiunto; conoscere in anticipo gli eventi pregiudicherebbe
l'efficacia di questo sistema. È spesso definita dai suoi membri "un
particolare sistema di moralità mascherato dall'allegoria e raffigurato
attraverso simboli".
Quanto al negativo,
sempre le parole dette dal Maestro Venerabile all'iniziando sono: "Il
vizio è ogni concessione fatta all'interesse e alla passione a spese del
dovere. E' la soddisfazione dei cattivi desideri dell'uomo (…); pericolo contro
il quale bisogna armarsi con tutte le forze della ragione, con tutta l'energia
del carattere e che si perviene a distruggere con il quadro dei godimenti più
puri e così dolci quali sono procurati dall'uomo da una vita di saggezza e
virtù. (…) Noi lavoriamo senza tregua al nostro miglioramento, (…)”
Il vizio può essere
allora identificato nell'azione inutile, dannosa, immotivata, stupida,
irriflessiva, che non crea valore e nemmeno vantaggio. Il lavoro della
coscienza, quello della costante valutazione e analisi di pensieri ed emozioni
relative all'essere e all'agire, quello del controllo dei rapporti che li
legano, è già lotta contro il vizio.
Il Libero Muratore,
che contro il Vizio lotta, si fa innanzitutto domande sul proprio agire e sulle
motivazioni che lo spingono e sperimenta un costante bisogno di riscatto dalla
quotidianità del pensiero di sopravvivenza, del fare compulsivo e
irragionevole, privo di scopi e di qualità: anche se la sua lotta non si
esaurisce in questo, il suo lavoro ne è certamente l'inizio.
Un Libero Muratore non
deve usare la sua appartenenza all'Ordine per promuovere i suoi, o di qualsiasi
altro, affari professionali o interessi particolari: questo divieto è ricordato
numerose volte durante i primi anni al nuovo iscritto, cosi che nessun Massone
può pretendere di non esserne a conoscenza. Un Libero Muratore che trasgredisce
questa regola può essere sospeso dalle attività Massoniche o persino espulso.
Il dovere del
Massone come cittadino, sarà sempre prevalente contro qualsiasi obbligazione
presa verso un altro Libero Muratore, e ogni tentativo di proteggere un Massone
che ha agito con disonore o contro la legge, o che ha agito per conferire un
indebito vantaggio a un altro Massone è contrario a questo primo dovere.